Residenza fiscale in Italia
La residenza fiscale è un aspetto cruciale per chiunque intenda stabilirsi o vivere in Italia.
Ricordiamo che tutte le agevolazioni fiscali per stranieri in Italia presuppongono il trasferimento della residenza fiscale in Italia della persona fisica che intende richiederli.
Cos’è la residenza fiscale?
La residenza fiscale è da intendersi come il luogo – o più precisamente lo Stato – in cui un individuo è tenuto a pagare le tasse.
Contrariamente alla cittadinanza, che si ottiene per nascita o tramite procedura di naturalizzazione, la residenza fiscale dipende dal luogo in cui una persona vive e ha la sua “dimora abituale” o dove ha interessi personali o economici predominanti. Si applica sia ai cittadini italiani che per stranieri in Italia.
Come viene determinata la residenza fiscale?
La nozione di residenza fiscale è fornita dall’art. 2, comma 2, del d.P.R. 917/1986: “ai fini delle imposte sul reddito si considerano residenti le persone che per la maggior parte del periodo d’imposta sono iscritte nelle anagrafi della popolazione residente o hanno nel territorio dello Stato il domicilio o la residenza ai sensi del codice civile”.
Se ne ricava che non esiste solo il requisito formale dell’iscrizione all’anagrafe della popolazione residente, ma anche quello sostanziale che tiene conto dell’effettivo domicilio.
Possiamo quindi affermare che, in base alla legge italiana, un soggetto – italiano o straniero in Italia – può essere considerato residente fiscale in Italia se soddisfa uno dei seguenti criteri:
- Residenza Abituale: Si è considerati residenti fiscali in Italia se si dimora abitualmente nel territorio italiano.
- Domicilio: Un altro criterio per la residenza fiscale è il domicilio, ossia il luogo in cui si ha stabilito la sede principale degli affari e degli interessi personali o economici.
- Centro degli interessi vitali: Qualora una persona non possa essere identificata né sulla base della dimora abituale né del domicilio, la residenza fiscale viene determinata in base al “centro degli interessi vitali”, ovvero il luogo in cui ha il maggior grado di legami personali ed economici.
Ne consegue che per essere considerati NON residenti in Italia:
- non è sufficiente che la persona fisica trasferisca la propria dimora abituale all’estero, qualora non provveda altresì alla cancellazione dall’anagrafe della popolazione residente (elemento formale);
- non è sufficiente la cancellazione dall’anagrafe, alla quale non fa seguito un effettivo e permanente trasferimento della dimora abituale fuori dal territorio dello Stato (elemento sostanziale);
- infine, oltre alla cancellazione dall’anagrafe della popolazione residente, oltre al trasferimento della concreta dimora abituale, è necessario che la persona trasferisca la sede principali degli affari e interessi, economici e professionali, nonché di tipo puramente affettivo, avendo riguardo anche all’eventuale presenza del nucleo familiare (c.d. centro degli interessi vitali).
La corretta determinazione della residenza fiscale di una persona fisica assume particolare rilievo nelle ipotesi in cui si verifica il concorso di pretese imposizioni da parte di Stati diversi. Il problema si pone quando:
- il contribuente risulta essere fiscalmente residente in entrambi gli Stati per effetto delle rispettive normative interne;
- il reddito estero è soggetto a tassazione in entrambi gli Stati, sia quello di residenza del contribuente, sia quello ove viene prodotto il reddito.
Per scongiurare il pericolo della doppia imposizione, gli Stati sottoscrivono apposite Convenzioni bilaterali.
Quindi, il contribuente che per le normative di due Stati sia considerato fiscalmente residente in entrambi, può invocare i criteri individuati nelle Convenzioni contro le doppie imposizioni fiscali, al fine di vedersi riconoscere una sola residenza fiscale e pagare le tasse in un solo Stato.
Il rischio che non ci siano Convenzioni per la doppia imposizione fiscale è raro, perché l’Italia ne ha sottoscritte in numero molto ampio.
A ciò si aggiunga che gli Stati non firmatari di Convenzioni, in genere, hanno una tassazione bassa.
È particolarmente interessante l’ipotesi dello straniero che ha casa sia in Italia che nel proprio paese di provenienza, considerate entrambe “abitazioni permanenti”.
Si considera “abitazione permanente” quella posseduta a qualsiasi titolo (proprietà, affitto), purché essa sia sistemata e mantenuta in modo tale che il soggetto l’abbia a disposizione continuativamente e non occasionalmente, con l’intenzione di disporne per brevi periodi.
A differenza della dimora abituale, che non può coesistere in più Stati contemporaneamente, un individuo può invece avere abitazioni permanenti in più Stati.
Ebbene, il soggetto che possiede un’abitazione permanente in due Stati viene considerato fiscalmente residente nello Stato nel quale le sue relazioni personali ed economiche sono predominanti (centro degli interessi vitali).
Quando non possa essere determinato il centro degli interessi vitali, la dimora abituale deve essere individuata prendendo in esame non solo i soggiorni che l’interessato effettua nell’abitazione permanente dello Stato considerato, ma anche il soggiorno in qualsiasi altro luogo del medesimo Stato (Commentario all’art. 4 del Modello OCSE); quando il soggetto non abbia l’abitazione permanente in alcuno dei due Stati, la dimora abituale è individuata prendendo in considerazione tutti i soggiorni effettuati da un soggetto in uno Stato, senza verificarne le ragioni.
Quali sono i soggetti tenuti a pagare le tasse in Italia?
Ai sensi dell’art. 2, del D.P.R. 917/1986, i “soggetti passivi dell’imposta sono le persone fisiche, residenti e non residenti nel territorio dello Stato”.
L’Agenzia delle Entrate presume che abbiano la residenza fiscale in Italia i soggetti che si sono trasferiti nei c.d. “paradisi fiscali”, i quali, pertanto, al fine di non pagare le tasse in Italia, devono fornire la prova contraria.
Quali sono in vantaggi per uno straniero di avere la residenza fiscale in Italia?
Ottenere la residenza fiscale in Italia può comportare diversi vantaggi per i cittadini stranieri che intendono stabilirsi nel Paese o anche per i cittadini italiani che tornano dopo un periodo di espatrio. Ad esempio:
- Accesso al Sistema Sanitario Nazionale (SSN): I residenti fiscali in Italia hanno diritto di accesso gratuito al Servizio Sanitario Nazionale italiano. Ciò significa che possono usufruire di cure mediche e ospedaliere senza dover sostenere costi elevati.
- Previdenza sociale: I residenti fiscali contribuiscono al sistema previdenziale italiano e hanno diritto a ricevere prestazioni sociali, come pensioni, sussidi di disoccupazione e assistenza sociale.
- Agevolazioni fiscali: In alcuni casi, i residenti fiscali possono beneficiare di agevolazioni fiscali o deduzioni dalle imposte, soprattutto se hanno redditi bassi o particolari situazioni personali o familiari.
- Agevolazioni per investimenti immobiliari: Alcune regioni italiane offrono incentivi fiscali per chi decide di acquistare una casa o investire nel settore immobiliare.
- Partecipazione ai programmi di incentivazione: Alcune regioni o province italiane potrebbero avere programmi di incentivazione per attirare nuovi residenti, soprattutto in aree meno popolate, offrendo agevolazioni o agevolazioni fiscali.
- Facilitazioni burocratiche: Essere residente fiscale semplifica alcune procedure burocratiche, come l’apertura di un conto bancario o la richiesta di determinati servizi pubblici.
- Mobilità all’interno dell’UE: Essendo residente di uno Stato membro dell’Unione Europea, si beneficia della libera circolazione all’interno dell’area Schengen e dei diritti associati.
- Opportunità lavorative: Essere residente fiscale in Italia potrebbe aprire nuove opportunità lavorative o agevolare l’accesso a determinati posti di lavoro.
Se la persona decide di trasferire la sua residenza fiscale in Italia, è necessario che segua alcuni passaggi:
- Dimora abituale: Trascorrere almeno 183 giorni in Italia per l’anno solare in cui si desidera diventare residente fiscale italiano.
- Dichiarazione di residenza: Presentare una dichiarazione di residenza all’Ufficio Anagrafe del Comune in cui si vive.
- Trasferire interessi economici: Spostare la residenza del proprio nucleo familiare e i principali interessi economici in Italia, se possibile.
- Documentazione: Preparare tutti i documenti richiesti per dimostrare il cambio di residenza.
È importante notare che i vantaggi della residenza fiscale in Italia possono variare a seconda della situazione personale e delle normative fiscali in vigore.
Prima di prendere una decisione riguardante la residenza fiscale, è consigliabile consultare un esperto fiscale o legale per comprendere appieno gli obblighi e i vantaggi specifici in base al proprio caso.